AFERESI, PROTESI E RADDOPPIAMENTO CONSONANTICO
Una caratteristica peculiare del dialetto salentino è la frequentissima aferesi delle parole, cioè la caduta della vocale iniziale, soprattutto nei lemmi composti il cui primo elemento sia una preposizione. esempi ncuḍḍare (incollare) – nturtijare (intortigliare) – nnicatu (annegato) – nṭrata (entrata)
Talvolta
le forme integre si alternano a quelle aferetiche. Ciò si
verifica costantemente nella flessione dei verbi trisillabi
(bisillabi per effetto dell'aferesi): la vocale soppressa viene
costantemente ripristinata in tutti quei casi in cui la sua
caduta comporterebbe la formazione di voci monosillabiche.
Riprenderemo questo discorso nello specifico
paragrafo all'interno delle note relative al verbo. indicativo presente essu essi esse ssimu ssiti èssene
Fenomeno opposto all'aferesi è quello protetico, anch'esso abbastanza frequente. Esso si realizza: o con l'aggiunta di un elemento non etimologico all'inizio della parola esempi mpuggiare (poggiare) - mbrotu (brodo)
esempi bbanca (banca) – bbonu (buono) – zzampugnaru (zampognaro) – zzoppicare (zoppicare) – rrubbare (rubare) – rrazza (stirpe)
Questo fenomeno è fortemente legato al contesto, per cui, in determinate situazioni, raddoppiano la consonante iniziale anche i termini che ordinariamente l'hanno scempia. Il fenomeno, noto come "raddoppiamento (o rafforzamento) fonosintattico", ma anche "geminazione sintagmatica", "raddoppiamento sintagmatico", non è sconosciuto alla lingua nazionale, anche se in essa ha natura prettamente fonetica e non dà luogo a raddoppiamento grafico. Nel salentino, per esempio, si verifica sistematicamente dopo un monosillabo
esempi tie nu nn'ài saputu fare mai gnenti - tie nu ssai ffaci gnenti
In alcuni casi la forma scempia e quella raddoppiata coesistono e sono usate indifferentemente, indipendentemente dal contesto.
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