PREMESSA
Il dialetto come luogo della memoria: è questa la condizione psicologica ed affettiva da cui è nato il presente lavoro, una condizione, tutto sommato, analoga a quella da cui nasce la poesia. Tornare indietro nel tempo, recuperare le proprie radici fa bene allo spirito, fa bene all'anima, serve ad affermare la propria identità. Ed allora il recupero di un suono antico, di una parola dimenticata si trasforma in una (re)invenzione, nel senso etimologico di "riscoperta", "ritrovamento" proprio del termine. Evocando le cose ed i vissuti personali dall'indistinto dell'inconscio, con la sua carica suggestiva quella parola si traduce in un atto di (ri)creazione e, quindi, di vita. "Giorgio cercava di ricordare il termine dialettale con cui un tempo aveva chiamato quelle piante. “Quella è la mbrucacchia, quella la burràscina, quelli gli sprùsciuni, quella la.....boh, non me lo ricordo più!”…Raccoltone qualche rametto, Giorgio lo sfregò fra le mani inebriandosi al loro profumo. Con il potere sinestetico proprio delle percezioni sensoriali, quelle stimolazioni olfattive gli evocarono, istantaneamente, l'infanzia e l'adolescenza: un'improvvisa contaminazione di altri odori, colori, sapori, eventi, volti." (da «VI VOLAVANO LE LUCCIOLE-CANTO D’AMORE PER UN SALENTO CHE NON C’È PIÙ», cap. IX). Non è, perciò, un caso che dal lavoro di recupero linguistico sia poi nata, in modo spontaneo e naturale, la restante mia produzione letteraria. Così concepito e così avviato, però, il lavoro rischiava di risultare, oltre che estemporaneo, un impegno di portata esclusivamente personale. Ben presto, perciò, all'istanza di tipo evocativo, se ne è aggiunta una di carattere "scientifico" come ripresa di un interesse lontano nel tempo e risalente agli anni universitari. Il "dialetto salentino", allora, ha smesso di essere soltanto una ricostruzione di suoni da recuperare nella propria intimità per diventare "documento", testimonianza di una società e di una civiltà ormai lontane nel tempo. A questo punto bisognava mettere da parte l'originario modo di lavorare improntato alla semplice, disorganica registrazione "memoriale" a vantaggio di un'impostazione il più possibile strutturata e sistematica. Inevitabile termine di riferimento diveniva, così, un "classico" negli studi sui dialetti salentini: il Vocabolario dell'insigne studioso tedesco Gerhard Rohlfs il cui primo volume venne pubblicato per la prima volta nel lontano 1956. "Riferimento", non dipendenza, perché rispetto all'insuperabile opera dell'illustre romanista d'oltralpe il presente lavoro si pone in una posizione di convinta autonomia rinunciando, e non soltanto per l'estrema modestia delle competenze dell'autore, ma anche per ragioni di tipo "scientifico", alla straordinaria vastità della sua indagine. Molto più "corto", ma per certi aspetti forse più "profondo" il respiro della presente opera: non un vocabolario dei dialetti salentini, ma semplicemente un repertorio della parlata della zona centro-orientale della provincia di Lecce, nelle specificità morfolessicali scorranesi, con lo sguardo, però, costantemente rivolto alla società ed alla civiltà di cui era (è ancora ?) espressione. Così strutturato, il lavoro (un vero e proprio "work in progress"), è divenuto in itinere sempre più complesso ed articolato, ma proprio per questo attualmente asimmetrico. Per esempio, l'idea di affiancare al vocabolario dialettale una sezione "italiano-salentino", ha avuto sino ad oggi uno sviluppo limitato perché largamente postuma rispetto al disegno iniziale. Per ogni termine dialettale è stata progettata una scheda articolata nelle seguenti sezioni:
Il lavoro è in continua, quotidiana crescita. Attualmente consta di circa novemila schede, per un numero di voci largamente superiore ad undicimila. La decisione di mettere in rete un lavoro non completo è stata incoraggiata dall'auspicio (quanto realistico?) che possa attivarsi un flusso di graditissimi suggerimenti, osservazioni, collaborazioni da parte di eventuali visitatori che abbiano interessi e conoscenze in questo ambito, con l'utilizzo di un'apposita casella postale (comunicazione@dialettosalentino.it ).
NOTE BIBLIOGRAFICHE Nell'elaborazione dell'opera hanno costituito un utile strumento di lavoro le seguenti opere:
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